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| Un giudice civile impone all’azienda di trasporti di Roma (Atac) di costruire infrastrutture che permettano ai portatori di handicap di accedere alle stazioni sotterranee. L’esposto presentato dal padre di una ragazza costretta in carrozzina “Questa sentenza potrebbe avere una portata straordinaria a favore di quanti, a causa della disabilità, sono costretti a convivere con discriminazioni sociali che privano i disabili di diritti comuni, come quello di poter utilizzare mezzi pubblici. Da oggi, quindi, potrebbe non essere più cosi”. È il commento del Presidente Nazionale Unitalsi, Salvatore Pagliuca, alla sentenza emessa dal giudice civile Federico Salvati, che ha ordinato a Roma Capitale e alla società per il trasporto urbano, l’Atac, di costruire nelle stazioni che ne sono sprovviste ascensori in grado di far salire e scendere persone che non possono camminare. “L’Unitalsi - ha aggiunto Salvatore Pagliuca - condivide ed apprezza l’iniziativa dell’avv. Alfonso Amoroso, che è anche il padre di Arianna, essendo testimone di centinaia di storie di ordinaria discriminazione, connesse al mancato rispetto delle barriere architettoniche. Nonostante la nostra azione di sostegno – anche di natura legale - alle famiglie che convivono con l’handicap, spesso risulta molto complesso riuscire a raggiungere risultati concreti. L’inaccessibilità dei luoghi e dei mezzi a causa delle barriere architettoniche rappresenta una triste realtà nelle nostre città, con poche lodevoli eccezioni. Qualora la sentenza odierna trovasse nuove sponde, finalmente si potrebbe iniziare a modificare radicalmente l’approccio culturale e a guardare le cose da una prospettiva più aperta e lungimirante, che non discrimina chi vive la disabilità. L’ascensore per accedere alle stazioni della metro, infatti, è solo un primo importante passo per costruire un modello sociale più inclusivo”. (Testo tratto da: www.unitalsi.info) |
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